Tante sono le storie e le leggende che raccontano di Bernalda, una piccola cittadina collinare della Basilicata, nel sud Italia. In particolar modo, vi racconteremo di un antico palazzo, il Palazzo Margherita, detto anche Palazzo Ammicc', un luogo tuttora abitato, dove aleggiano leggende, tradizioni e dicerie che hanno come protagonisti zingari, fanciulle rapite, tesori nascosti e vicende sanguinose legate a faide amorose, tutti ingredienti perfetti per raccontare la storia e le leggende del Palazzo Margherita, un'affascinante architettura dell'urbanistica medievale locale.
LA STORIA DEL PALAZZO MARGHERITA
Palazzo Margherita, costruito nel 1892 a Bernalda dalla famiglia Margherita, è un autentico palazzo del XIX secolo. Giuseppe Margherita, che visse fino al gennaio 1992, ereditò dal padre la casa di famiglia a Bernalda. Il giovane Margherita, appassionato di giardinaggio, iniziò a trasformare il grande orto retrostante il palazzo edificato piantando grandi alberi, come lecci, pini ed alberi esotici, tra cui palme e cycas, creando sentieri segreti e pergolati naturali attorno ad una fontana barocca, trasformandolo, così, in uno dei giardini e parchi storici più belli d'Italia.
Nel 2004 il famoso regista Francis Ford Coppola (vi dice qualcosa film Il Padrino?) acquistò il palazzo con il desiderio di trasformarlo in un piccolo e lussuoso hotel italiano, per far conoscere ai visitatori questa splendida e ancora sconosciuta regione. Il paese è stato il luogo di nascita di Agostino Coppola, il nonno di Francis Ford Coppola, il quale chiamava affettuosamente il suo paese natio "Bernalda Bella".
Completamente restaurato dal famoso regista e dal designer francese Jacques Grange, il palazzo possiede otto stanze, ognuna dedicata ad un personaggio della famiglia Coppola, con soffitti affrescati a mano, stanze sontuose con tappezzerie coloratissime e magnifici giardini. Francis Ford Coppola, non molto dopo, lo aprì ad amici ed ospiti paganti, portando Bernalda alla ribalta delle cronache turistiche internazionali quale tappa imprescindibile di un Grand Tour Lucano.
LE SUE LEGGENDE
Un tesoro nascosto, una fanciulla rapita ed un fantasma che aleggia tra le mura: sono questi i protagonisti di magiche e misteriose leggende che raccontano di questo antico palazzo e della magia che da sempre lo avvolge. Bambini, siete curiosi di conoscere tre storie affascinanti di questa imponente struttura?
LA LEGGENDA DEL TESORO NASCOSTO
La prima leggenda narra di una famiglia ricca che abitava in un grande palazzo del centro storico di Bernalda, Palazzo Ammicc', chiamato così perché la sua padrona portava il nome di Lalla Micca. Nel palazzo ci vivevano altre famiglie, al piano terra c'era un grande atrio dove i bambini potevano giocare e dove gli abitanti dello stesso palazzo, per lo più contadini, vendevano il raccolto proveniente dalle loro campagne.
Il proprietario non faceva pagare il fitto, ma in cambio voleva che gli inquilini dell'edificio si occupassero dei suoi terreni. Prima di morire, egli nascose tutto il suo oro in un posto segreto del palazzo. Si racconta che, per ottenere questo tesoro, nel quale c'era anche una chioccia d'oro a dimensione naturale con tredici pulcini, si dovesse uccidere un bimbo non ancora battezzato e sacrificarlo. Ancora oggi nessuno ha trovato questo tesoro, fortunatamente nessuno osò mai tanto e il tesoro giace ancora tra le possenti mura.
LA LEGGENDA DELL'AMORE PERDUTO
La seconda storia è un po' triste, ma piena d'amore e passione. Racconta di un amore-suicidio che colpì la famiglia che qui abitava. La figlia del proprietario, un ricco signore del luogo, si innamorò perdutamente del giovane stalliere di famiglia. Il loro amore era forte e intenso, ma clandestino. Entrambi sapevano che la differenza sociale avrebbe impedito qualsiasi forma di unione. Lui, povero stalliere, non sarebbe mai stato accettato dal padre e dalla famiglia di lei. Il loro amore continuò così ad essere inconfessato al mondo e segreto a tutti. Ma i segreti, da queste parti, non sono mai tali ed il padre venne a sapere della storia tra i due giovani.
Incontrò il giovane e lo cacciò di casa, ed appena questo si allontanò dal paese gli sparò con un fucile. Il ragazzo, ferito gravemente, parve morto agli occhi del signorotto, il quale, soddisfatto del suo operato, tornò a casa raccontando i fatti. La ragazza, convinta della morte del suo amato, si rinchiuse in se stessa annientata dal dolore. Una notte, in preda alla disperazione, si lanciò dal balcone, aveva deciso di morire e di raggiungere spiritualmente il suo amato. In realtà il ragazzo non era morto, anche se ferito gravemente.
Venne trovato sanguinante da un pastore, tra i campi intorno il paese. Il pastore lo portò con sé e lo curò fino alla completa guarigione. Il ragazzo si riprese più forte di prima, ma la notizia del suicidio della sua amata lo sconvolse a tal punto che decise di abbandonare Bernalda e partire più lontano possibile. Nel palazzo, invece, da quel momento in poi accaddero cose strane e parecchio inquietanti. Ogni notte dal finestrone centrale si sentivano dei colpi, come se qualcuno stesse bussando. Era l'anima della ragazza, che ogni notte cercava di entrare in casa. Era in cerca dell'anima del suo amato.
Per evitare che lo spirito della ragazza entrasse nel palazzo, decisero di eliminare il finestrone vero e di ricostruirne uno finto in muratura. Tale espediente servì a evitare che lo spirito della fanciulla entrasse nel palazzo, dato che la porta era solo disegnata e quindi non vi era ingresso. Da quel momento in poi lo spirito della ragazza cessò di aggiarsi intorno al palazzo e continuò la ricerca del suo amato altrove.
Se osservate bene il palazzo, potete notare che il finestrone centrale del balcone, sopra al portone d'ingresso, è un'esatta riproduzione in muratura. Inquietante, vero?
LA LEGGENDA DELLA FANCIULLA RAPITA
L'ultima storia che vi racconto ha come protagonista una bellissima fanciulla rapita dagli zingari. Si narra che le famiglie di questo palazzo avessero più figlie femmine che maschi; infatti, si diceva: «Palazz ammicc femmn assaje uommn picc». La padrona del palazzo, Lalla Micca, aveva tre figli, una femmina e due maschi. Essendo una persona benestante, tutti i giorni alcune serve si recavano a palazzo per pettinarla e aiutarla nelle faccende domestiche.
Un giorno una zingara, che si era accampata nella valle del fiume Basento ai piedi del paese, passò da quelle parti e, sapendo che lì era nascosto un tesoro, tentò di intrufolarsi. Entrata nel palazzo con la scusa di pettinare i capelli alla signora, vide la bella figlia della padrona e la rapì, portandola con sé fino a farle dimenticare la sua famiglia. La padrona del palazzo attese per anni, invano, il ritorno della figlia. Un giorno gli zingari tornarono ad accamparsi nella valle del Basento, proprio nei pressi di Bernalda. La fanciulla rapita era ormai diventata donna e mentre camminava udì il suono delle campane della Chiesa Madre.
La ragazza incominciò a chiedere insistentemente per chi quelle campane suonassero a lutto. Doveva essere per forza una persona importante e gli zingari, che avevano già saputo della morte della signora del Palazzo Ammic', le dissero la verità. Spinta e guidata dal sentimento, decise di recarsi in paese a far visita alla madre ormai morta. Gli zingari le diedero il permesso di andare in paese, a patto che giurasse di ritornare. Lei accettò e la accompagnarono fin sotto le mura del paese. Chiese ad una donna che cosa fosse successo e questa le raccontò ciò che era accaduto tanti anni prima e che talmente forte era stato il dolore di questa mamma che si era ammalata fino a morire.
La fanciulla, afflitta e addolorata, si recò al palazzo paterno dove viveva la sua famiglia per salutare un'ultima volta la salma della madre. Nessuno la riconobbe. Si chinò verso la bara di sua madre e pronunciò queste parole: «Signura mia signura, tu jer a pampn e ii jer l'uv, dnar n' tniev senz misur ma nun ma saput ammuntuà la mia vntur» (Signora, mia signora, tu eri il tralcio e io ero l'uva, di denaro ne avevi senza misura, ma non hai saputo indovinare la mia ventura). Udite queste parole, i fratelli capirono che si trattava della sorella rapita anni addietro e la supplicarono di restare a palazzo, ma ella, memore della promessa fatta agli zingari, volle andar via.
Un fratello la rincorse ma non riuscii a raggiungerla, si affacciò dalla finestra che dava nella valle, accecato dalla rabbia, le sparò dei colpi di fucile e la uccise, togliendola così agli zingari che l'avevano rapita. Oggi a Palazzo Ammicc' c’è una finestra murata che si affaccia sulla valle e la leggenda dice che lo spirito della signora è fuori da questa finestra che aspetta ancora la figlia. Il luogo in cui la fanciulla fu uccisa è tutt'ora denominato U cuozz d l zingr. Palazzo Ammicc' deriverebbe dal nome della famiglia proprietaria, i Lambicco o i D'amico.
Non vi resta che scoprire questi luoghi che evocano ritmi lenti e atmosfere incantate del tardo medioevo, dove le favole diventano realtà e le storie si fanno leggende. Il nostro viaggio continua!
DOVE SI TROVA

Il Palazzo Margherita si trova precisamente in Corso Umberto I, 64, nel centro storico di Bernalda, una piccola cittadina collinare della Basilicata, nel sud Italia, a pochi minuti di auto dalla splendida costa jonica.
Concludo con una bella citazione:
L'architettura moderna è capace di innalzare capannoni industriali, ma non riesce a costruire né un palazzo né un tempio. Questo secolo lascerà soltanto le tracce dei suoi andirivieni al servizio delle nostre più sordide brame.
Nicolás Gómez Dávila
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